di Ilaria Carloni
Sta vivendo un momento d’oro dividendosi tra cinema, teatro e tv. Una gavetta lunghissima iniziata a 5 anni con un tango per la festa della mamma e poi con la Compagnia dei Piccoli, messa su dalla mamma Bianca Maria Varriale. Un attore completo in tutte le sue sfaccettature, che ha dato vita a personaggi per i quali ha vinto molti premi. Ha lavorato con registi del calibro di Martone, Sorrentino, Ozpetek, passando dal teatro, al grande cinema. Lontano dai riflettori è il dolcissimo papà della figlia Giulia di 21 anni e marito innamorato della sua Shalana con la quale è convolato a nozze lo scorso 3 dicembre.
Per te è stata un’annata particolare, in cui non so come ti sei diviso tra set, tv e teatro..
C’è stato l’“Avvocato Malinconico” di Diego De Silvia di cui devo girare la seconda serie: un personaggio che ho amato molto perchè ha un’ironia che mi somiglia e me lo sono cucito addosso. Poi c’è la quarta serie de “I Bastardi di Pizzofalcone”, e la terza di Imma Tataranni. Poi “Filumena Marturano”, una sfida difficile e pericolosa perchè quando approcci ad Eduardo De Filippo, devi farlo con il dovuto rispetto. Prima ancora “E’ stata la mano di Dio” con Sorrentino, “Il silenzio Grande” e poi in teatro “Stasera punto e accapo”, che ha avuto un successo enorme e faremo una tournee con piazze importanti quest’estate. Ed ho appena concluso la tournee teatrale di “Amanti” di Ivan Cotroneo voluto fortemente da me: sold out a Napoli e a Milano. La riprenderemo a gennaio perchè ho dovuto fermarmi per dedicarmi al set di Imma Tataranni.
Il teatro funziona sempre tanto…
La gente ha bisogno di sorridere, di leggerezza ed il teatro è rimasto il mezzo più moderno in assoluto perchè si può ancora emozionare con una sedia e un palco. E’ forse rimasto l’unico luogo vero di socialità.
“Imma Tataranni” parla di un uomo all’avanguardia che sceglie di dedicarsi alla famiglia. Questo meraviglia ancora?
E’ stata una scommessa di Raiuno che io ho preso come una sfida stimolante. Lui è un impiegato che si occupa della famiglia, quindi rivoluzionario per essere uomo del Sud, di Matera. Tiene il timone della famiglia, non per ripiego ma per scelta. La cosa che mi ha stupito è che sono state più le donne a meravigliarsi di questo ruolo, il che dimostra c’è ancora forte il clichè della donna che gestisce la casa e l’uomo che lavora. C’è tanto ancora da fare nella nostra società…
I tuoi genitori erano evoluti in tal senso?
Erano due poli opposti, mio padre era un tradizionalista e non ha mai imparato nemmeno a fare un caffè, perchè gli sembrava strano anche se solo che un uomo potesse entrare in cucina, ma si è innamorato di una donna molto evoluta per quei tempi. Questo connubio stranissimo mi ha aiutato a capire gli aspetti positivi di entrambe le mentalità.
Tu come sei?
Facendo questo lavoro, ho iniziato presto a viaggiare, a vivere solo e quindi per forza di cose ho imparato a rendermi autonomo e fare tutto in casa.
Hai mai pensato di fare un altro lavoro?
Non ho mai pensato di fare altro. Per me non è nemmeno un lavoro, ma una condizione di vita.
Che legame hai con tua figlia Giulia?
Ho con lei un legame molto onesto, non sono il padre ideale perchè sono stato poco presente, ma ho cercato di compensare in qualità. Da un lato mi rammarica, ma so che il mio lavoro può lasciare altro in chi ti sta intorno.
Come successo a te con tuo padre, Nunzio Gallo…
Si, spesso quando rivedo mio padre in tv, lo percepisco immortale anche se è andato via nel 2008, quindi è vero che l’ho vissuto poco in termini di quantità, ma sono stato ripagato col patrimonio impalpabile che ha lasciato. Un padre artista non ti dà la quotidianità di un padre impiegato che torna tutte le sere a casa, ma ti lascia molto altro.
Dopo il divorzio hai ritrovato l’amore con Shalana (Santana, modella e attrice di origini brasiliane ndr). Com’è stato rinnamorarsi ?
Penso che le cose non avvengano mai per caso. Quando succedono è perchè quelle due caselle dovevano stare insieme. Sembra che sia andato tutto secondo un piano superiore. La scelta di risposarmi venendo da un fallimento è stata proprio voluta, desiderata. Volevo che Shalana fosse mia moglie, non solo per dimostrare a lei il mio amore, ma per dimostrare anche a mia figlia Giulia, che se cadi puoi rialzarti, che se l’amore finisce, si può ritrovare. E’ un messaggio di speranza.
Per tua figlia che papà sei?
Sono sicuramente un padre poco presente, quindi non sono il padre ideale. Ho cercato di recuperare in qualità con un rapporto molto onesto, sincero e di grande amore. Lei è stata molto matura, capisce che faccio un lavoro particolare e spesso mi raggiunge lei sui set o nelle città dove sono col teatro. Sicuramente dopo il divorzio ho recuperato un legame più adulto.
Nunzio Gallo che padre è stato?
Non solo un padre molto amorevole e affettuoso, cercava di colmare le assenze con la qualità, ma è stato per me soprattutto un grande esempio nel lavoro. Fino all’ultimo giorno in cui ha lavorato, lo ha fatto sempre con grande gioia e anche con riconoscenza, mantenendo la freschezza, il senso del gioco che secondo me un artista deve sempre mantenere. L’artista non deve mai perdere la capacità di divertirsi, di meravigliarsi.
Le soddisfazioni non sono mancate, ma è anche vero che te le sei guadagnate con una gavetta lunghissima. Cosa pensi di questi successi improvvisi ed esplosivi come “Mare Fuori”?
Penso siano molto pericolosi perché sono così immediati che se non si tengono i piedi ben ancorati a terra si rischia di bruciarsi. La sovraesposizione è complicata e va presa con le molle, perché ti distoglie dalla realtà. E’ difficile da gestire l’impatto emotivo anche quando si tratta di grande affetto da parte del pubblico. Se questa ondata arriva quando si è molto giovani il rischio di perdersi c’è. Il percorso di un arista penso si possa valutare solo sul lungo raggio. Penso a Gianni Morandi ad esempio, uno che ha attraversato tante generazioni. Allora si che puoi dire “quello è un artista che ce l’ha fatta”.
Oggi a favorire questi successi improvvisi ci sono i social. Tu che rapporto hai con questo mezzo?
I social non sono per me uno strumento importante. Uso un po’ Instagram per comunicare lavori e date, ma il privato non mi piace esporlo, anche se so che è quello che attira di più. Non mi piace l’idea di mostrare la mia vita privata. E’ uno strumento molto pericoloso, spesso violento. Si è scambiata la democrazia con l’anarchia, in cui tutti dicono la loro su ogni argomento senza freni e senza limiti.
Come fai a conciliare tutto?
La mia giornata tipo: tornato da Milano, sono andato a girare a Roma, poi spettacolo a Gaeta, e alle sei del mattino giro di nuovo sul set. Basti pensare che io e Shalana ci siamo sposati e dopo il matrimonio abbiamo fatto due spettacoli a teatro. Sono un Gemelli, quindi mi sdoppio, un po’ ho raggiunto il successo abbastanza tardi, con “Fortapasc” nel 2008: avevo già 38 anni, quindi non ero giovanissimo ed è come se avessi voluto recuperare del tempo. Dal 2008 ad oggi ho girato 36 film e una ventina di serie tv, senza mai lasciare il teatro. Negli ultimi sette anni sono andato con nove film a Venezia, vincendo molti premi. Ho corso. Caratterialmente non riesco a stare fermo, mi annoio.
Chi ti ama riesce a starti dietro?
Chiaramente intorno a me fanno tutti uno sforzo, ma anche io cerco di dare e non far pesare la mia stanchezza. Sono vite particolari, chi sta vicino ad un artista, fa una scelta. Però quello che non dai in termini di costanza e quotidianità, come potrebbe darlo un impiegato che torna tutte le sere, lo si restituisce in altro. Mio padre, ad esempio, non solo ci ha fatto fare una bella vita in termini di viaggi e di emozioni, ma è rimasto per me immortale. Alla fine, è come se mi avesse restituito, con la sua immortalità, quello che non mi ha dato in termini di quotidianità. C’è un patrimonio impalpabile che ti resta e che colma quello che ti è stato tolto.
Un ricordo di mamma?
Mia madre è stata una donna molto indipendente, che seppur moglie di Nunzio Gallo è stata sempre Bianca Maria Varriale. Aveva una sua forza e una sua indipendenza, si è aperta una galleria d’arte vicino Via Dei mille, poi ha scritto un libro di favole, ha creato la Compagnia dei piccoli e ha anche gestito i quattro figli.
Dopo tutto questo ti senti appagato o sogni ancora qualche film?
Gli ultimi anni ho lavorato con i più grandi registi, ma il film che vorresti fare è sempre quello che non hai fatto. Comunque sono molto appagato e sereno.
Massimiliano come persona, invece, è appagato?
Credo di essere abbastanza risolto. Ho fatto anche un percorso terapeutico in passato e penso che dovrebbero farlo tutti: è importante porsi domande. C’è gente che non vuole farsele perchè le risposte potrebbero non piacere, ma se non ti interroghi diventa pericoloso.
n° 89 marzo 2023