di Fabrizio Carloni
La vita di Emmanuel Macron è stata in maniera pervasiva condizionata dalla sua relazione con Brigitte. Il giovane incontrò la moglie, allora sua insegnante di lettere al Lycée de la Provvidence di Amiens dove era nato, che si invaghì dello studente che allora aveva 16 anni. La conoscenza che, diciamo, avrebbe preteso prevalenti contenuti teorici e didattici se non altro per i 24 anni di differenza, si tramutò immediatamente in una travolgente storia d’amore in cui i genitori del ragazzo cercarono di frapporsi nell’interesse del proprio pargolo: l’amata, infatti, era regolarmente sposata e madre di figli. Fu tutto inutile ed i due “fidanzati”, arrivati alla maggiore età dell’ex adolescente, convolarono a nozze. La materia, lungamente dibattuta a livello planetario, mi riporta, mi sia concessa la digressione sul mio modo di vedere le cose, ad un ragionamento che da qualche decennio mi scava cervello ed anima e che attiene alla collisione delle vicende con il senno. In poche parole, come è possibile che in un mondo proiettato verso l’intelligenza artificiale ci sia il vertice politico di un Paese europeo con ambizioni napoleoniche che abbia vissuto tutta la sua vita cosciente all’insegna di un fatto strano? Quante volte nelle nostre cronache ci sono stati precettori che si sono inerpicati sugli altari delle umane vicende per avere approfittato della propria posizione dominante per costruirsi una storia sentimentale con un loro discente? Chi ricorda l’istitutrice che ebbe, in Italia, in costanza di matrimonio, una vicissitudine personale molto compromettente conclusasi con una condanna in sede penale per avere concepito con un suo discepolo un figlio? E cosa dire del marito che contraddicendo la genetica si fece carico della paternità del piccino che non veniva dalle sue gonadi? Ma la questione che nel caso del presidente transalpino è diventata clamorosa, investe un contesto che ha accompagnato la storia del mondo e sta diventando infestante nell’ambito dei comportamenti socialmente evidenti.
Parlo dell’assurdo di atteggiamenti che contraddicono la ragione e che in questi tempi di folleggiamenti costanti sono ritenuti accettabili. Riflessione che ha dato un’enorme visibilità al generale Vannacci che ha avuto la furbizia di fare esempi che fino ad un ventennio or sono sarebbero stati ovvi e gratificanti per l’ascoltatore casuale.
Tornando a Macron, e senza voler essere martellanti, come è possibile che il caso di un allievo trascinato in una storia che andava contro i dettami del buon gusto se non del Codice penale della gran parte dei Paesi del mondo, non abbia avuto conseguenze? Come è accettabile che nell’ambiente dello spettacolo un rapporto sentimentale tra un artista ed un appartenente al sesso opposto, illuminato dalla nascita di bambini concepiti con gli organi delegati alla funzione riproduttiva, diventi sempre più un’eccezione destabilizzante? Come è possibile che un povero cristo che sta festeggiando la Pasqua al ristorante possa essere aggredito verbalmente da un suo vicino di tavolo animalista perché sta con la famiglia assaporando un capretto alla brace?
Scendendo nella gerarchia dei fatti, mi viene spesso in mente l’abitudine pluriennale di un commensale che a fine pasto proclama urbi et orbi la sua situazione
di gonfiore addominale; in poche parole, la presenza di “aria” che ristagna nelle frattaglie; dichiarazione accettata dal pubblico con nonchalance.
E che dire, parlando di convivialità, dei puristi della dieta “naturale” che al momento della strategica scelta del vino con cui accompagnare il pasto, chiedono
anche a Ferragosto una bottiglia di acqua naturale a temperatura ambiente? In breve, nella crisi generale che perseguita il mondo occidentale, facendone un tempio della follia, Macron fa nascere la domanda se sia abituale che un rappresentante della Nazione che ha avuto per massimi rappresentanti Napoleone e de Gaulle sia sfuggito, con la moglie / mamma al giudizio della Francia e come chi si indigna per la maleducazione del vicino di tavolo sia stigmatizzato come segnalante a beneficio dei petomani e dei bevitori di acqua calda.