di Ilaria Carloni

Sal Da Vinci, all’anagrafe Salvatore Michael Sorrentino, è un artista completo, che ha saputo unire musica e teatro in un percorso artistico che affonda le radici nell’infanzia. Nato a New York nel 1969, dove il padre Mario faceva l’attore, è cresciuto artisticamente a Napoli, quando il padre lo fece partecipare alla sua commedia “Miracolo di Natale”. Nel corso degli anni ha conquistato il grande pubblico con la musica e soprattutto con la sua autenticità che Sal non ha mai tradito. Perno della sua vita, la famiglia, intesa come istituzione imprescindibile per poter percorrere il viaggio impervio e sorprendente della vita.

Una vita che dopo tanto impegno, l’ha premiato di recente con un successo esplosivo, quello della canzone “Rossetto e caffè” scritta da Vincenzo D’Agostino e Sal Da Vinci, con musiche di Luca Barbato: una canzone che parla d’amore con una delicatezza disarmante. L’amore, come un buon caffè, deve mantenere il giusto equilibrio tra dolce e amaro: troppo zucchero rischia di snaturarne il sapore, troppa amarezza lo rende difficile da gustare. Dal giorno della sua uscita, il 14 giugno 2024, “Rossetto e caffè” ha scalato le classifiche diventando uno dei brani più ascoltati in Italia. Il videoclip ufficiale, diretto da Giuseppe Marco Albano, ha totalizzato, ad oggi, 75 milioni di visualizzazioni su YouTube, consacrandosi come uno dei video musicali più visti del Paese. Ma il vero boom è arrivato con TikTok, dove il brano è stato utilizzato in migliaia di video, diventando colonna sonora di momenti romantici e nostalgici condivisi dagli utenti. La canzone ha ottenuto il disco di platino ed ha occupato stabilmente la Top 50 Viral Italia su Spotify.

 

 

 

Tre generazioni di musica, che si tramanda di padre in figlio. Riesci a individuare un momento esatto in cui hai scoperto la tua passione?

E’ stato un processo naturale. Sono sempre stato catturato da questa scatola magica del teatro e mio padre colse subito questa mia vocazione.

 

Che ricordi hai di papà Mario? Quali soo stati i suoi insegnamenti più importanti?

Mio padre era un uomo straordinario. Papà mi ha sempre detto “Sii sempre te stesso, persevera  nei tuoi sogni, non mollare, e rispetta il pubblico in tutte le sue sfaccettature perchè è la nostra seconda famiglia”. 

Qual è stata la tua prima esperienza sul palco?

La mia prima commedia è stata “Miracolo di Natale” che parla della storia di un ipovedente, proprio come mio fratello Gino. Mio padre è stato lungimirante, avevo solo 7 anni.

 

Quali valori ti hanno trasmesso i tuoi genitori?

I miei genitori hanno seminato bene, trasmettendoci valori forti, in cui la famiglia è il perno intorno al quale ruota la vita. E’ al centro del nostro viaggio.

 

Papà non c’è più. come ha fatto mamma senza la sua metà?

I primi tre quattro anni sono stati molto dolorosi, una parte di mia madre sicuramente si è spenta, ma continua a essere il nostro punto di riferimento. Nonostante io ormai sia adulto e mia madre anziana, io con lei continuo a sentirmi figlio.

 

Tua moglie Paola è la tua fedele spalla in questo viaggio…

A mia moglie Paola voglio proprio dedicare un pensiero, perché mi ha sempre sostenuto, incoraggiato, supportato e anche sopportato. Il nostro è un amore nato con la camicia e dura da 40 anni. Grazie a lei sono un uomo migliore.

 

Siete insieme fin da quando eravate due ragazzini. qual è il segreto di un matrimonio duraturo?

Lei aveva 15 anni ed io 16. Il 4 luglio del 1984 le ho dato il primo bacio. Il segreto è comprendersi, rispettarsi, accettarsi ed anche escludersi quando è necessario. E’ importante anche non voler primeggiare. Poi credo molto nella divisione dei ruoli, che oggi sta sparendo. La donna è una creatura preziosa per l’uomo perchè emana segnali all’uomo sulla strada da seguire. Se l’uomo è bravo a coglierli, ha la possibilità di essere la versione migliore di sé.

 

Tu hai molta fede?

La fede mi guida molto, mi aiuta a diventare una persona migliore. Spiritualmente mi sostiene nelle avversità della vita di tutti i giorni. Ogni mattina mi sveglio e ringrazio Dio per quello che mi accade, che io considero miracoloso e mai scontato. Per me quello che accade è sempre un regalo di qualcuno che, da lassù, ha fatto allineare le cose.

Francesco ha seguito le tue orme. Che rapporto hai con lui, personale e professionale. 

La vita fa giri immensi…Francesco era una promessa del calcio, poi si presentò a un provino per un musical di Alessandro Siani di cui io avevo scritto la colonna sonora. Fu preso ed io lo sentì cantare e capii che anche lui era destinato alla musica. La ha nel sangue.

 

Oggi sei nonno di due bellissimi bambini. Che nonno sei?

I miei nipoti sono tutto per me, me li sto godendo appieno, molto più di come ho fatto con i miei due figli. Quando si è più adulti e si ha stabilità, ci si può dedicare ai bambini con maggiore attenzione. Quando parto per lavoro, subito partono “le videochiamate della tristezza”.

 

Il successo di “Rossetto e caffè” che è diventato un tormentone. Qual è secondo te il segreto vincente di questa canzone?

Il brano racconta una relazione intensa, fatta di passione e momenti di tensione, in cui la presenza dell’altro si avverte anche nei piccoli dettagli lasciati indietro: il rossetto sulla tazzina, da segno visibile, si trasforma in ricordo tangibile di chi c’era e forse non c’è più. Penso il segreto del successo sia nella sua semplicità, che abbraccia un pubblico trasversale.

 

 

L’emozione di Sanremo, dove sei stato ospite cantando con i The Kolors.

Sanremo è sempre una rinnovata emozione. Non ci si abitua mai. Io ci sono stato nel 2009, ma è sempre come la prima volta.

 

A breve ti aspetta il tour americano. Cosa si prova ad essere amati sin lì?

Parto il 22 marzo per gli Stati Uniti, facendo tappe a Montreal, Toronto, Chicago, Boston e Atlantic City. E’ una emozione grandissima portare la musica agli italiani che sono all’estero e che sentono forte il legame con le proprie radici.

 

Cosa rappresenta per te il pubblico?

Devo tutto al mio pubblico. Con il pubblico è stato un vero e proprio matrimonio il mio e non l’ho mai tradito.

 

Qual è il tuo credo fondamentale?

La mente spiega cos’è la vita, ma è col cuore che val la pena viverla.

 

Hai sempre vissuto questo lavoro con un impegno enorme ed ora è arrivato un successo travolgente. Ti sei spiegato perchè?

Sono cresciuto con un obiettivo preciso il lavoro nobiliti l’anima, ma devi essere pronto anche alle avversità. Io ho affrontato di tutto nella mia vita: sono caduto, risalito, e ricaduto. Ho constatato la pochezza di molte persone che mi erano attorno, ma non ho mai voluto vendicarmi. Non mi interessano le rivendicazioni, ho sempre e solo pensato a proseguire il mio viaggio. Ho sempre creduto in me, ho faticato per portare avanti i miei sogni, facendo tante rinunce, ma sono stato sempre fedele a me stesso, senza mai piegarmi alle mode del momento, senza mai tradire la mia natura e la mia dignità. Dio oggi mi ha voluto premiare per tutto questo lavoro.

 

Cosa rappresenta Napoli per te?

Napoli è casa mia. Napoli è una rosa con tante spine, ma pur sempre profumata.  E’ unica al mondo, è una città dai mille colori come la raccontava Pino Daniele, ha grande umanità, un grande sound. Ti accoglie, ti sostiene, ha un’energia che non ti fa mai abbattere. A Napoli trovi sempre qualcosa per sorridere: basta una giornata di sole, o una partita di pallone che ti cambia l’umore. Non la cambierei mai. Se non sento il profumo del mare impazzisco.

 
Progetti?
C’è un tour estivo che parte a maggio con “Stasera che sera”, che poi riprenderò in estate.

Le collaborazioni che ti porti nel cuore.

Qualle con autori, musicisti e colleghi con cui ho anche rapporti d’amicizia. C’è un mio carissimo collaboratore a cui sono molto legato che è Ciro Villano con cui ho scritto tanto. Poi un attore con cui sono cresciuto, che è Ernesto Lama. Le mie collaborazioni più importanti sono state quella con Renato Zero, con Ornella Vanoni, Gaetano Correri, Clementino, The Kolors, Gigi D’Alessio, la cantautrice brasiliana Ana Carolina, autori come Pasquale Panella, Vincenzo D’Agostino, e Luca Barbato.

 

I’M?

Io sono quello che la gente vede. Mi guardo allo specchio e mi riconosco. Sono un italiano di Napoli. 

n° 101 marzo 2025