Paolo Ascierto, luminare nel campo dell’oncologia, Direttore del dipartimento di Melanoma e tumori della cute, Immunoterapia oncologica e sperimentale e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Giovanni Pascale di Napoli, ha dato prestigio a questo numero della rivista IM Magazine, concedendoci un’importante intervista sull’avanzamento della medicina nell’ambito dell’immunoterapia. 60 anni, sannita di Solopaca, dopo gli studi superiori fatti a Campobasso, dove ha trascorso la sua infanzia e giovinezza, si è trasferito a Napoli e si è laureato in Medicina e Chirurgia alla Federico II. È sposato con Maria Teresa Melucci, senologa oncologa che opera nello stesso Istituto Pascale. Ha due figli, Marco e Luca che, con lui, coltivano la passione per la musica. Nella vita ha confidato che gli sarebbe piaciuto fare l’ufficiale dei carabinieri, ma il padre si oppose perché sognava che diventasse un medico. Un sogno realizzato quello del papà di Paolo Ascierto, che ha il figlio considerato primo oncologo al mondo.

Come mai ha scelto la specializzazione in oncologia? Fu una illuminazione al terzo anno di studi in medicina. Studiando l’esame di Patologia Generale mi entusiasmai tantissimo con la cancerogenesi. Avevo immaginato una vita da ricercatore in laboratorio, poi negli anni mi ha preso la passione per la clinica. Ma l’anima del ricercatore è sempre rimasta in me.

Sono trascorsi più di dieci anni dall’avvento delle prime immunoterapie in ambito oncologico e oggi la ricerca sulla correlazione tra tumori e sistema immunitario è sempre più avanzata. A che punto siamo? Diciamo che, dopo la grande svolta rappresentata dall’approvazione degli inibitori dei checkpoint immunitari come anti-CTLA-4 e anti-PD-1/PD-L1, l’oncologia sta vivendo una seconda ondata di trasformazione. L’attenzione si sta spostando sempre più verso la comprensione dei meccanismi di risposta: per quali motivi e quali pazienti beneficiano maggiormente, e perché altri invece non rispondono affatto o sviluppano forme di resistenza nel tempo. In altre parole, ci stiamo muovendo verso un’oncologia sempre più di precisione, che guarda al malato nel suo insieme, al suo sistema immunitario, al suo microambiente tumorale, alla sua storia clinica e non più solo alla malattia in senso stretto.

Quanto nell’ambito medico serve l’Intelligenza Artificiale? Bellissima domanda e soprattutto molto attuale. L’AI, a breve e forse ancora prima di ciò che immaginiamo, diventerà un supporto indispensabile alla nostra quotidianità di medici. Credo diventerà particolarmente utile nella diagnosi precoce, ad esempio in radiologia, anatomia patologica e dermatologia, dove potrà analizzare immagini in modo rapido e accurato. In oncologia ci supporterà nel personalizzare le terapie, integrando dati clinici e genetici per prevedere la risposta ai trattamenti e nella ricerca accelerando l’analisi di grandi volumi di dati e l’identificazione di nuovi target terapeutici. Non sostituirà il medico, ma lo potenzierà migliorando l’efficienza e la precisione delle decisioni cliniche.

Alimentazione e tumori. Quanta correlazione c’è come fattore di rischio? Anche questa è una domanda molto attuale che trova riscontro in un importante e recente dato presentato all’ASCO di quest’anno a Chicago dove uno studio sul melanoma ha mostrato che una dieta ricca di fibre può migliorare la risposta all’immunoterapia, probabilmente grazie alla modulazione del microbioma intestinale. I pazienti che seguivano un’alimentazione più sana e ricca di fibre avevano migliore tolleranza ai trattamenti e tendenza a esiti clinici più favorevoli, anche se servono ulteriori studi per confermare un impatto diretto su sopravvivenza e recidiva.

Una ricerca ha riscontrato un acido positivo nella carne rossa e nei latticini, notoriamente controindicati, che attiverebbe in modo positivo il sistema immunitario. Ci aggiorna in tal senso? Uno studio dell’Università di Chicago ha scoperto che un acido grasso presente nella carne rossa e nei latticini, la trans-vaccenic acid (TVA), potrebbe avere effetti positivi sul sistema immunitario, in particolare potenziando l’attività dei linfociti T contro i tumori. Nei modelli preclinici, i topi alimentati con TVA hanno mostrato una riduzione significativa della crescita tumorale. Anche nei pazienti oncologici, livelli più alti di TVA nel sangue sono stati associati a una migliore risposta alla terapia CAR-T. Tuttavia, è importante sottolineare che questo non è un invito a consumare più carne o latticini, ma piuttosto un’indicazione verso lo sviluppo futuro di integratori o terapie basate su questo composto, anche se saranno necessari ulteriori studi clinici per confermare questi risultati.

Cosa consiglia ai giovani in ambito salute? Ai giovani rivolgo un invito alla consapevolezza e alla responsabilità verso la propria salute. Le evidenze scientifiche ci dimostrano quanto stili di vita corretti quali una dieta equilibrata, attività fisica regolare, astensione dal fumo, moderazione nel consumo di alcol e una buona igiene del sonno siano determinanti non solo nella prevenzione dei tumori, ma nella riduzione del rischio di molte patologie croniche. La prevenzione primaria comincia molto prima della comparsa di sintomi o fattori di rischio evidenti, si costruisce giorno dopo giorno, con scelte informate e coerenti. Investire nella propria salute da giovani significa aumentare le probabilità di un invecchiamento sano.

Lei ha firmato la cura sperimentale del Tocilizumab contro il Coronavirus. Pensa che ci potremmo mai ritrovare in una situazione come quella vissuta nel 2020?È stata un’esperienza intensa, che ha mostrato quanto la ricerca clinica possa diventare rapidamente centrale nella gestione di un’emergenza globale. Oggi siamo molto più preparati rispetto al 2020, grazie a vaccini, terapie efficaci e protocolli consolidati. Tuttavia, il rischio di nuove pandemie esiste ancora. La differenza la farà la nostra capacità di prevenzione, di risposta rapida e di investimento continuo nella ricerca e nella sanità pubblica. La vera sfida è farsi trovare preparati quindi investire in ricerca e rafforzare i sistemi sanitari; possiamo evitare di rivivere un’emergenza simile, ma solo se impariamo davvero da quanto accaduto.

Riesce a trovare del tempo per sé e per la sua famiglia? La famiglia è purtroppo uno delle cose che ho sacrificato tante volte nella mia vita. Se sono riuscito a fare delle cose lo devo soprattutto a mia moglie Maria Teresa che è stata moglie, madre e chirurgo allo stesso tempo, rinunciando a molte cose per permettermi di fare ciò che ho fatto. Spesso i miei figli hanno festeggiato i loro compleanni senza di me. Ancora oggi questa è una cosa che mi duole.

Passioni oltre la medicina e la ricerca? Malato di calcio, adoro i fumetti e … l’Harley Davidson. Da poco ho recuperato da un brutto incidente ma non vedo l’ora di risalire sulla mia nuova Road King Special.