C’è chi lascia la propria città portando con sé talento, passione e una solida preparazione, pronto a mettersi in gioco nei luoghi simbolo della medicina italiana. È il caso del dottor Valerio Pipola, ortopedico originario di Napoli, che dopo anni di formazione e lavoro nella sua città natale, ha intrapreso un nuovo capitolo professionale all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, uno dei centri di eccellenza più prestigiosi a livello europeo nel campo dell’ortopedia e della traumatologia.

Quali sono le tecniche avanzate oggi in chirurgia vertebrale?

Le novità che negli ultimi anni hanno senza dubbio contribuito a migliorare la pratica chirurgica sono la navigazione, la robotica e l’esoscopio. Con la navigazione e la robotica possiamo nel giro di pochi minuti acquisire una scansione TC del paziente in sala operatoria ed utilizzare strumenti che aumentano la precisione del gesto chirurgico fino ad utilizzare un braccio meccanico che consente un accurato posizionamento dei mezzi di sintesi in casi molto complessi come possono essere le scoliosi severe. L’esoscopio, invece, permette con una camera non ingombrante posizionata su un braccio flessibile di poter visualizzare su uno schermo in 4k 3D il campo chirurgico ottenendo ingrandimenti fino a 26 volte. Nel prossimo futuro anche la realtà aumentata farà parte integrante delle nostre attività. Con l’ausilio di occhiali digitali sarà possibile osservare il campo operatorio e proiettare sul paziente le immagini TC e RMN pre-operatorie in modo da guidare in tempo reale la mano del chirurgo in particolare negli interventi che riguardano le resezioni in campo oncologico.

Oggi si ottengono gli stessi risultati con la chirurgia mininvasiva?

Direi che si possono ottenere gli stessi risultati ma va selezionato il paziente. La chirurgia mini-invasiva permette di ridurre il sanguinamento intra-operatorio attraverso accessi trans-muscolari che evitano di scollare la muscolatura paravertebrale il che comporta una più facile gestione del dolore post-operatorio con il paziente che si verticalizza più velocemente ed una ripresa più rapida con riduzione della degenza. Quando si parla di chirurgia mini-invasiva non si può non far riferimento anche allo sviluppo delle tecniche di accesso al disco intervertebrale per via antero-laterale attraverso l’addome o talvolta il torace che seppur più delicate consentono interventi dalla più facile ripresa. Inoltre, le innovazioni prima descritte aiutano a rendere gli interventi non solo più precisi ma anche meno-invasivi. Non tutte le patologie della colonna vertebrale possono però esser trattate per via mini-invasiva, anzi, in alcune circostanze laddove non opportuno può portare a risultati non desiderati e quindi si deve lasciar spazio alla chirurgia classica open.

Una grande innovazione è stata la sostituzione di vertebre con vertebre di donatori. Ce ne parla?

Certo, con piacere! La chirurgia in caso di trattamento di tumori primitivi benigni aggressivi e maligni o tumori secondari isolati può spingersi fino alla completa rimozione di uno o più corpi vertebrali con la necessità di dover ricostruire la colonna vertebrale per evitare una instabilità ed il conseguente peggioramento della funzionalità neurologica degli arti. Negli anni sono stati sviluppati diversi sostituiti di corpi vertebrali dalle protesi modulari in carbonio, alle protesi in titanio ad espansione fino a quelle in titanio stampate in 3D. Si tratta di interventi molto lunghi che possono durale anche 18h e la ricostruzione della colonna è l’ultima fase dell’intervento. Deve essere una fase rapida ma allo stesso tempo molto precisa. L’impiego di vertebre di banca come sostituti ossei nasce proprio dall’idea di rendere agevole la ricostruzione (tolgo una vertebra malata e ne inserisco una nuova di simili dimensioni) e di renderla allo stesso tempo più anatomica e biologica dal momento che l’osso impiantato si fonderà nel tempo con quello del ricevente.

Il sogno di ogni ortopedico vertebrale, è far tornare a camminare persone che non possono camminare. Pensa si potrà arrivare a questo?

In realtà piano piano ci stiamo arrivando. Ci sono alcuni gruppi di studio che stanno sperimentando l’impianto di stimolatori epidurali che inviando stimoli elettrici ripetuti riproducono lo schema del passo ed attraverso un lungo iter riabilitativo hanno dato la possibilità a pazienti con paraplegia incompleta di poter riacquisire la stazione eretta e deambulazione assistita. Si tratta di una tipologia di trattamento ancora sperimentale che non fa parte della pratica comune ma i risultati sembrano incoraggianti.

Quanto l’AI contribuisce nella sua branca?

L’AI sta progressivamente rivoluzionando ogni aspetto della Medicina. Nel nostro campo si stanno sviluppando modelli in grado di predire gli outcome della chirurgia soprattutto in termini di miglioramento della qualità della vita il che può avere un impatto significativo sulla selezione dei pazienti che realmente necessitano dell’intervento o su cui l’intervento può comportare un reale beneficio. Questi modelli possono inoltre portare alla creazione di strumenti classificativi utili non solo a scopo scientifico ma soprattutto con l’intento di customizzare le scelte chirurgiche in rapporto alla patologia di base.

Come prevenire l’artrosi? Consigli…

Lo stile di vita. La discopatia degenerativa ed il conseguente mal di schiena non sono altro che espressione dell’invecchiamento, a volte precoce, e di conseguenza dell’artrosi a carico della colonna vertebrale. Più che trattarla (la discopatia), bisognerebbe prevenirla mantenendo un adeguato stile di vita. Per questo si intende evitare il sovrappeso attraverso una corretta alimentazione, e mantenere un adeguato tono muscolare facendo sport.

Cosa l’ha spinta a scegliere questo ambito della medicina?

L’interesse per la medicina è nato quando ero adolescente, complice il fatto di esser stato sottoposto all’escissione di un tumore benigno alla gamba e da lì ho sempre detto di voler fare il chirurgo nella vita. Nel 2015, poi, ho avuto la possibilità di scegliere l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna come sede per la Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia. All’inizio volevo intraprendere un percorso poco comune e più particolare nell’ambito dell’Ortopedia ovvero occuparmi del trattamento dei tumori delle ossa lunghe ed anche in via temporanea (sarei voluto tornare a Napoli al termine dei 5 anni di specializzazione). Invece, nel 2016 ho incontrato Alessandro Gasbarrini che era già un chirurgo vertebrale affermato in particolare nel trattamento dei tumori della colonna vertebrale. Da lì è nato un interesse particolare per le patologie della colonna vertebrale, in particolare i tumori, grazie anche al fatto di aver trovato un vero Maestro da poter seguire. Quella che doveva essere, quindi, un’esperienza temporanea, una breve fase della mia vita, è diventata qualcosa di più. Al termine della Specializzazione, infatti, nel 2020 ho avuto l’opportunità di poter continuare a lavorare sotto la guida di Alessandro Gasbarrini e per me è stata una vera fortuna poter svolgere il proprio lavoro nell’ambito di interesse che alla fine è diventato una passione, nel posto dove sono professionalmente cresciuto.