A Napoli, in un angolo dove il sapore incontra l’identità, Diego Nuzzo ha costruito molto più di un ristorante: ha creato un racconto gastronomico che dura da quasi trent’anni. Il suo Coco Loco, nato il 21 luglio 1995, è il frutto maturo di un percorso iniziato tra i banchi della scuola alberghiera e affinato tra le cucine stellate di Milano, Roma e Londra. Con lui, una brigata fedele cresciuta nel tempo, testimone e artefice di una visione culinaria che ha saputo rinnovarsi senza perdere l’anima. Dalle storiche pause pranzo da 13.000 lire, consumate al sole partenopeo, alle raffinate proposte serali che hanno segnato il passaggio di millennio, la cucina di Nuzzo ha saputo evolversi con coraggio, aprendo il menù a nuove prospettive, tra mare e terra, proprio come la sua Napoli. La svolta? L’ambizioso passaggio da semplice trattoria a ristorante gourmet, un salto audace fatto di investimenti, studio e passione. Oggi il Coco Loco, affiancato dal suo alter ego in versione bistrot, racconta una cucina d’autore dove nulla è lasciato al caso: dalle luci soffuse che accarezzano l’essenzialità del design, fino ai piatti che cambiano volto con le stagioni, seguendo il ritmo del mercato e dell’ispirazione. Nel cuore dell’offerta, resiste con forza la tradizione.

Il profumo di baccalà fresco è un segno distintivo, così come l’“immancabile Fantasia”, piatto storico a cui Diego è ancora visceralmente legato. «Se la materia prima è di qualità, non serve strafare. Deve parlare da sola», racconta lo chef, fedele a una cucina pulita, rispettosa e sincera. E mentre ammette di non avere un piatto simbolo – «Il gusto è soggettivo» – la sua Genovese ha valicato i confini cittadini, finendo nientemeno che sulle colonne del New York Times. Ma Diego Nuzzo non si ferma. In cantiere c’è già un nuovo progetto: uno spazio pensato esclusivamente per eventi e cerimonie di alto profilo. Perché il sogno, a quanto pare, ha ancora molta strada davanti.