“Il Roji è una destinazione, non un locale” così Giovanni Napolitano inizia a raccontarci della filosofia fusion del suo piccolo capolavoro. Un luogo dove la cucina giapponese si intreccia con la varietà mediterranea e contaminata da studiate influenze sudamericane. Gli elementi si uniscono da 10 anni con studio, rispetto e ascolto con un gemellaggio con Tunateca Balfegó che è il testamento della decisa scelta sulla qualità.

L’obiettivo di Giovanni e il suo team è sempre stato quello di creare uno spazio emotivo ispirato dalla gastronomia, un luogo dove ogni dettaglio ed ogni ingrediente raccontasse una storia.

Dal 2015 ad oggi, il Roji ha intrapreso un’evoluzione in cui la tecnica si è affinata e le influenze si sono arricchite, grazie a una ricerca sempre più approfondita.

Il cuore pulsante rimane la cucina giapponese che Giovanni rispetta prima di tutto per la sua spiritualità. «Mi ha insegnato che il rispetto per la materia prima è un atto culturale, non solo tecnico e che la semplicità può essere la forma più alta di verità». Gli ingredienti selezionati con rigore e rispetto variano dal tonno Balfegó alla ricciola Hiramasa, dal salmone scozzese alle carni Kobe A5 fino ai crostacei più pregiati. Nonostante le numerose influenze, ogni elemento viene filtrato dall’identità del Roji in cui la cucina mediterranea dona profondità mentre quella giapponese tiene il filo conduttore del racconto. Nonostante il suo successo, il Roji rimarrà figlio unico, rimanendo stretto all’autenticità del progetto e allontanandosi da una formula replicabile.

Il futuro per Giovanni è sinonimo di evoluzione: «Vogliamo lasciare un segno, non solo un ricordo». Nel frattempo il Roji continuerà a distinguersi e ad essere testimone di una passione profonda, con tanto da raccontare a chi deciderà di ascoltarlo.